La Palazzina Nuova di Lorenzo Nottolini
L’idea di chiudere il lato occidentale del Cortile Carrara con un’ala del Palazzo era già presente nei progetti di Ammannati, fu poi ripresa dall’architetto Juvarra, ma di fatto restò incompiuta fino al diciannovesimo secolo. A tale scopo il Governo lucchese già dal Cinquecento aveva acquistato Casa Macarini, corrispondente alla parte meridionale della Palazzina, sistemandovi le cucine ed altri ambienti di servizio per gli appartamenti degli Anziani. Ma l’assetto del Palazzo resta immutato anche dopo la costruzione dell’ala nord avvenuta tra il 1724 e il 1744.
Maria Luisa Borbone acquistò e rase al suolo Casa Totti e parte di Casa Mansi per chiudere il fronte nord-orientale del Cortile. Il progetto fu affidato a Lorenzo Nottolini che lo attuò conservando la chiesa di Santa Maria della Rotonda e il Teatrino di Corte. La Palazzina venne ultimata nel 1834 e fu destinata a sede della Reale Intima Segreteria di Gabinetto e del Consiglio di Stato. La terrazza che si apriva su Cortile Carrara venne demolita per realizzare tra il 1870 e il 1872 le due sale sovrapposte destinate ad ospitare la Corte d’Assise – al piano terreno – e la Corte d’Appello al primo piano su progetto dell’ingegnere capo della Provincia di Lucca Bernardino Poli. Questa destinazione comportò la modifica della distribuzione degli spazi per ospitare gli uffici a corredo delle aule giudiziarie secondo i criteri di efficienza dell’epoca. Alla soppressione della Corte d’Appello gli spazi del primo piano vennero occupati dagli uffici di Presidenza e di Giunta dell’Amministrazione Provinciale.
Si accede alla Palazzina Nuova dal Cortile Francesco Carrara. Al piano terreno si trovano la Sala delle udienze penali della Corte d’Assise e i relativi ambienti di servizio. Percorrendo la scala progettata da Lorenzo Nottolini si raggiunge il piano nobile dove la Camera delle deliberazioni, la Stanza del Segretario e la Stanza di Ricevimento della Corte d’Appello ospitano oggi la Presidenza dell’Amministrazione Provinciale. Attraversando quindi la Sala delle udienze civili della Corte d’Appello la visita termina negli ambienti ricavati dal teatrino di Elisa Baciocchi.
La Sala della Corte d'Assise
Con l’unificazione amministrativa del nuovo Regno d’Italia, anche il sistema giudiziario fu riformato ed unificato. A Lucca sorse il problema di reperire una nuova sistemazione per i tribunali poiché gli ambienti del Palazzo Pretorio, l’antico Palazzo del Podestà, erano troppo angusti per consentire un normale svolgimento dei lavori. La soluzione fu trovata scegliendo di ristrutturale la Nuova Palazzina di Lorenzo Nottolini sistemando la Corte di Assise al piano terreno.
Dalla lettera inviata dal Presidente della Corte di Appello a Bernardino Poli, ingegnere capo della Provincia di Lucca, conosciamo quali furono le richieste tenute presenti per la redazione del progetto esecutivo. La nuova Corte di Assise doveva avere una grande sala per i dibattimenti utilizzabile anche per assemblee generali con spazi ben delimitati, porte e passaggi ben distinti per i gli imputati, i giudici, i testimoni, gli avvocati ed il pubblico che preferibilmente avrebbe dovuto accedere alla sala direttamente dall’esterno. Poi era necessaria una sala delle deliberazioni con spogliatoio e luogo comodo collegata alla tribuna dei giudici, ugualmente dovevano essere previste una sala per il presidente della sezione, una d’aspetto per i difensori, due sale per i testimoni dell’accusa e della difesa,una camera di custodia per gli accusati carcerati, una sala ben isolata per i dodici giurati, con luogo comodo annesso, una stanza per il pubblico ministero ed una per il cancelliere più vari luoghi servizi secondari. Alla cancelleria ed archivi dovevano essere destinate altre quattordici stanze.
Il progetto di Bernardino Poli, tenute presenti le richieste, fu approvato il 15 luglio del 1868 e prevedeva come intervento di maggior impegno la costruzione della sala delle udienze coperta con volta reale utilizzando tutta la profondità dell’edificio e lo spazio occupato da un piccolo cortile centrale; la grande sala prevedeva una sobria decorazione con cornici di marmo alle porte, zoccolo di granito lungo i lati, paraste ioniche alle pareti e un grande cornicione di stucco. Lo spazio del piano terreno non fu tuttavia sufficiente per tutta la Corte e fu necessario sistemare gli uffici della cancelleria nella parte meridionale del mezzanino. I lavori iniziati immediatamente furono portati a termine in modo completo nella primavera del 1870.
La Sala delle Udienze civili della Corte d'Appello
L’aspetto attuale della Palazzina è dovuto all’intervento di Bernardino Poli, ingegnere capo dell’Ufficio Tecnico Provinciale che fra il 1871 ed il 1872 adattò il fabbricato per ospitare le Regie Corti di Assise e di Appello eliminando il cortile centrale al piano terra e sfruttando lo spazio al piano nobile occupato dalla grande terrazza, dal passaggio scoperto e dal corpo di fabbrica sul lato occidentale.
L’intervento per la costruzione della grande sala da destinare a Sala delle udienze civili, è dettagliatamente descritto nelle perizie redatte dall’ufficio tecnico provinciale e nelle note di spesa dei vari artigiani che presero parte ai lavori. Il progetto prevedeva la sopraelevazione dei muri perimetrali del corpo di fabbrica, la costruzione del nuovo tetto e l’elevazione di muri di quarto per la divisione del piano mezzanino sottostante e per sorreggere il solaio della grande sala.
Dagli stessi documenti siamo a conoscenza che la sala era dotata di un soffitto “stoiato a ciel di carrozza” armato con centine in curva a botte, ornato al centro da un rosone a stucco, le pareti erano divise da pilastri a stucco lucido e ossatura in calcina con capitelli e basi di ordine composito con cornicione in ossatura di cotto di circa ml.1,30, sagomato intonacato e rivestito con stucco bianco “tirato a punta di mestola”, fascia e zoccolo lavorati a stucco lucido color bardiglio, i portali erano muniti di cornici e mensole a stucco. Il pavimento era in “scagliola alla veneziana” e lo zoccolo perimetrale in stucco lucido leggermente venato a marmo. La volta e le pareti, dipinte dai pittori Antonio Ghilardi e Giovanni del Frate, erano rispettivamente di color ceruleo molto chiaro e in color violaceo, preventivamente intonacate a calcina delle fornaci di S. Lorenzo e di Compignano.
Sul lato ovest della sala vi era una galleria divisa da una parete di quarto in cui la parte superiore era dotata di ballatoio con pavimento armato di pianali e travicelli, coperto di mezzane e dotato di ringhiera e balaustra di legname tornito e verniciato bianco.
Nel progetto erano comprese sei nuove porte costruite alla torinese, una delle quali fissa, verniciate a “mezzo polimento” in bianco e dotate di cornici dorate.
Camera delle deliberazioni, Stanza di ricevimento, Stanza del segretario
Nel progetto di ristrutturazione dell’intera Palazzina Nuova , redatto dall’Ing. Bernardino Poli nel 1870, gli ambienti del primo piano, che interessarono ben 58 locali, vennero destinati alla regia Corte d’Appello ed ai relativi uffici. In questo progetto si inserisce la costruzione ex novo della sala attualmente adibita a segreteria del Presidente
Dal progetto del 1868, ed in particolare dallo stato di consistenza del 1872, redatto in occasione della consegna degli stabili provinciali occupati dalla Regia Corte d’Appello e dalla Procura Generale del Re al Prefetto, siamo a conoscenza degli interventi realizzati nelle tre sale destinate a “stanza per il segretario”, “stanza di ricevimento” e “camera delle Deliberazioni”.
La stanza del segretario (attuale sala Giunta) era dotata di un soffitto dipinto e pareti ricoperte di carta di Francia color verde con oro, ordinate a Valentino Betti di Lucca, e da un pavimento a quadrucci verniciato. Il locale, privo di caminetto, era riscaldato da una stufa di terra tinta in bronzo porporato con tubo di lamiera infisso al muro.
La stanza di ricevimento (attuale ufficio del Presidente) aveva il soffitto dipinto e le pareti ricoperte di carta di Francia a fondo chiaro con fiori dorati di Valentino Betti di Lucca; il pavimento era “colorito ad olio e verniciato”;la stanza era dotata di un caminetto in marmo bianco a bassorilievo.
Nella camera delle deliberazioni (attuale segreteria) i lavori furono più imponenti; interessarono infatti la costruzione ex novo dei muri perimetrali, del soffitto “stoiato” con cornice in stucco, degli intonaci e del pavimento a “quadrucci colorito e verniciato”.
La sala, dotata di un caminetto in marmo, aveva il soffitto a chiaro scuro, uno zoccolo perimetrale, opera del pittore Antonio Ghilardi, e le pareti ricoperte con carta rossa a fiori dorati.