Il Palazzo
Il Palazzo di Paolo Guinigi
Paolo Guinigi prosegue l’opera di acquisizione del complesso articolato attorno all’odierno Cortile degli Svizzeri e con questa finalità nel 1404 compra l’ultima porzione dell’edificio dove si trovava la Cappella Palatina. Paolo non intraprende radicali trasformazioni architettoniche del complesso, ma esegue probabilmente solo lavori di ingrandimento, adattamento e abbellimento delle strutture esistenti. Dalle descrizioni traspare come il Palazzo del Signore mantenga ancora sostanzialmente inalterata la struttura trecentesca articolata su una serie di edifici dalle differenti destinazioni collegati fra loro: il Palazzo grande, a tre solai e soffitto, con il piano terreno tutto coperto a volte con porticati e piccola corte con pozzo lungo il lato settentrionale e orientale. Il cortile, le case del lato meridionale abitate dai soldati, ufficiali ed altri cortigiani. Dalla lettura dell'inventario redatto nel momento della requisizione si può percepire come il Palazzo fosse sontuoso, poichè arredato con mobili, vasellami, drappi, libri ed oreficerie. Di particolare pregio doveva essere lo studiolo di legnami pregiati intagliati ed intarsiati opera dei fratelli Alduino e Alberto da Bologna dove Paolo custodiva codici e gli oggetti più preziosi. Seguendo l’esempio di Castruccio Castracani anche Paolo edifica un fortilizio all’interno della città distinto però dal Palazzo: la Cittadella, lungo il lato occidentale delle mura. Nel 1430 dopo la deposizione del Guinigi le magistrature della Repubblica tornano nuovamente ad occupare il Palazzo ordinando lo smantellamento della Cittadella. Il governo in forti difficoltà economiche, e in spregio al «tiranno» disperde il suo tesoro, che consisteva nella maggior parte in libri della sua biblioteca e inoltre vende a Lionello d’Este il prezioso studiolo.
La Città
Il Governo di Paolo Guinigi
Paolo Guinigi, sale al potere a soli 24 anni nel 1400, è un governante illuminato e responsabile. Si impegna per la pacificazione della città favorendo il rientro degli esuli, rilancia l’economia e riforma il sistema fiscale. Ma si rivela poco deciso in politica estera. La formazione degli stati regionali nell’Italia del Quattrocento tende a semplificare la mappa politica della penisola. Lucca fortemente ridimensionata nell’ambito della Toscana tenta di rimanere ai margini degli eventi che turbano ed insanguinano l’Italia. Paolo Guinigi evita di schierarsi nel corso dello Scisma d’occidente, non manca di dimostrarsi ossequioso nei confronti di entrambi i papi che si contrappongono. Firenze con il desiderio di uno sbocco sul mare resta il pericolo principale. La politica estera del Guinigi non ha alternative: trarre vantaggio dalla contrapposizione fra Firenze e la Milano dei Visconti. Ma per troppa prudenza subisce un primo grave smacco: non invia truppe in aiuto dei Visconti che controllano Pisa, così la città vicina cade in mano fiorentina nel 1406. Lucca è circondata quasi da ogni lato dallo Stato di Firenze. Nel 1413 Paolo ottiene dall’Imperatore Sigismondo il titolo di vicario imperiale che cancella l’onta di essere un usurpatore.
I Visconti e la guerra con Firenze
Problemi più gravi si manifestano con l’ascesa di Filippo Maria Visconti al Ducato di Milano (1412-1447). Venezia si allea con Firenze. I Lucchesi ed in particolare i Guinigi, uniti da strettissimi legami d’affari con la repubblica di San Marco, sono in grande imbarazzo. Nel 1418 arriva l’umiliazione più grave. Il capitano di ventura Braccio da Fortebraccio da Montone, indotto da Firenze, invade a sorpresa lo stato lucchese indifeso, lo saccheggia, e lo abbandona solo dopo aver ottenuto 25'000 fiorini d’oro e 10'000 fiorini in drappi di seta. L’immagine di Paolo è incrinata di fronte ai cittadini e agli alleati; il signore di Lucca resta coinvolto nel 1425 nella guerra di Venezia e Firenze contro il duca di Milano, manda truppe a Filippo Maria Visconti senza trarne vantaggi. Gli alleati sono irritati dall’ atteggiamento poco deciso di Paolo e nel 1428 Lucca non figura sul trattato di pace di Ferrara, fatto che lascia via libera ai fiorentini di tentare nuovamente l’invasione. Nel 1429 Lucca è cinta d’assedio, viene salvata dalle truppe di Francesco Sforza, mandate segretamente dal Visconti.
Il ritorno alla Repubblica
Nella notte fra il 14 ed il 15 agosto 1430, Paolo Guinigi viene deposto con una congiura ordita da Pietro Cenami e da Lorenzo Buonvisi. Consegnato con i figli allo Sforza, morirà prigioniero nel castello di Pavia nel 1432. La repubblica è nuovamente restaurata con pochi aggiustamenti allo statuto del 1372. Lucca resta in guerra con Firenze e non cambia la politica estera di alleanza con i Visconti. Grazie all’indispensabile aiuto del duca di Milano resiste tenacemente e nel 1438 ottiene la pace con Firenze. Il territorio lucchese è ridotto ai minimi termini, la Garfagnana invasa dagli Estensi, Barga fiorentina, Pietrasanta ai Genovesi. Dopo la pace di Lodi 1454, la situazione fra i principali stati italiani si stabilizza. Ma i Lucchesi non disperano di recuperare le terre a loro ingiustamente tolte attuando un costante lavoro diplomatico, e approfittando prontamente delle occasioni che si presentano. Al passaggio di Carlo VIII di Francia che muove il suo esercito contro Napoli, Lucca riprende apertamente la politica anti-fiorentina, appoggiando la rivolta di Pisa e sperando di ottenere dai Francesi la restituzione di Pietrasanta e Motrone