Il Palazzo
I Baciocchi
L’arrivo di Felice ed Elisa Bonaparte Baciocchi nel 1805 determina la necessità di adattare il Palazzo alle esigenze della nuova corte. Il Palazzo dell’antica Repubblica austero necessita di un nuovo decoro e di nuovi spazi interni ed esterni adatti a rappresentare la potenza dei principi e il loro rango imperiale. Il progetto di completamento del lato occidentale viene ancora rimandato ma gli ambienti del primo piano sono completamente ristrutturati. Nell’ala centrale fra i due cortili in sostituzione dell’appartamento invernale degli Anziani trovano posto le sale del quartiere del Trono mentre lungo la facciata e l’ala nord vengono sistemati i due appartamenti di Elisa e Felice. I lavori sono seguiti in gran parte dall’architetto Cesare Lazzarini. L’opificio lucchese diretto dal francese J.B.G. Youf produce i raffinatissimi mobili neoclassici che rinnovano completamente l’arredo. Manca però un grande spazio esterno che esalti la sede ufficiale del potere e sia il luogo pubblico deputato alle manifestazioni del Governo. Nel 1807 con grande dolore per la cittadinanza, i principi decretano l’apertura della piazza Napoleone, abbattendo quattro isolati comprendenti la Torre di Palazzo della chiesa di San Pietro Maggiore e l’archivio pubblico.
I Borbone
Maria Luisa di Borbone ex Regina d’Etruria giunge a Lucca nel 1817 con il fermo desiderio di cancellare ogni traccia della rivale Elisa, colei che nel 1808 le aveva sottratto il trono di Toscana. Lorenzo Nottolini, nominato regio architetto di corte, fra 1817 e 1820 rinnova completamente la decorazione interna dell’edificio nelle forme attuali; apre il nuovo monumentale passaggio delle carrozze fra i due cortili, e ricostruisce lo scalone con un’inclinazione meno ripida, decorato come la nuova galleria delle statue con raffinati stucchi. Una schiera di pittori fra i quali Luigi Ademollo, Gaspero Biagioni, Luigi Catani e Domenico Del Frate realizza la decorazione pittorica dei quartieri ispirata alla mitologia, al vedutismo e alla celebrazione delle virtù della duchessa. Anche l’arredo è notevolmente arricchito. Alla morte della duchessa, nel 1824, il Palazzo di Lucca è una delle più ricche reggie d’Italia.
Nel 1834, sotto Carlo Lodovico di Borbone, Lorenzo Nottolini pone fine alla questione del lato occidentale del Cortile Carrara costruendo la Palazzina destinata ad ospitare principalmente gli uffici della segreteria di gabinetto, le cucine e gli alloggi della servitù. Il nuovo edificio molto discusso, rimane scollegato e difforme rispetto all’architettura del Palazzo rispondendo solo a esigenze pratiche e di limitato decoro. Con la reversione del Ducato di Lucca al Granducato di Toscana, il Palazzo viene assorbito nei beni della corona Lorenese. Leopoldo II vi soggiorna volentieri con la corte in alcuni brevi periodi dell’anno soprattutto nel mese di settembre. Nell’agosto del 1857 il Palazzo ospita Pio IX in visita alla città.
L’unità italiana
Con l’unità nazionale il Palazzo viene ascritto ai beni della corona d’Italia ma Vittorio Emanuele II non è interessato al mantenimento della reggia. Il Palazzo privato di tutti gli arredi viene acquistato dalla neonata Amministrazione provinciale di Lucca per 300'000 lire nel 1867. Nell’edificio spoglio trovano sede oltre agli uffici della Provincia, la Prefettura, il comando dei Carabinieri, e pochi anni dopo le corti di Assise e di Appello, la Pinacoteca Civica e l’ufficio centrale delle Poste e Telegrafi.
La Città
Napoleone e Lucca
Le vicende alterne della campagna d’Italia di Napoleone si percuotono su Lucca. Fra il febbraio 1799 e l’ottobre 1800 al governo della città si alternano a seconda della presenza delle truppe francesi o austriache due governi democratici e due di restaurazione. Con il trattato di pace di Madrid (21 marzo 1801) Lucca resta sotto controllo francese. Napoleone mosso da sincera simpatia per la città conserva l’indipendenza della Repubblica lucchese che adotta una nuova costituzione democratica conservando formalmente le antiche magistrature: Gonfaloniere ed Anziani a capo dell’esecutivo e Consiglio di 300 membri investito del potere legislativo. Ma con la proclamazione dell’Impero, dopo insistenti pressioni esterne, il Senato chiede all’imperatore di concedere una nuova costituzione e di porre a capo del governo un principe della sua famiglia. La richiesta è accolta nel giugno del 1805 quando Napoleone nomina Felice ed Elisa Bonaparte Baciocchi principi di Lucca e Piombino con un regime costituzionale. Di fatto la governante del piccolo principato è Elisa, la più ambiziosa e intraprendente fra le sorelle di Napoleone che dal 1808 assumerà anche il titolo di Granduchessa di Toscana.
La Restaurazione
Il crollo dell’impero napoleonico nel 1814 costringe alla fuga i principi Baciocchi, il senato presieduto dall’arcivescovo Sardi invia rappresentanti diplomatici prima a Parigi e poi a Vienna per difendere davanti alle potenze alleate la causa dell’indipendenza e restaurazione del regime Repubblicano. Ma i grandi stati sono interessati solo alla semplificazione della mappa d’Europa e alla determinazione di precise aree di influenza. Lucca resta indipendente solo per una questione dinastica. Il congresso di Vienna infatti riconosce a Maria Luisa d’Asburgo, moglie di Napoleone, la sovranità su Parma. Maria Luisa di Borbone con il figlio Carlo Lodovico, legittimi sovrani di Parma, vengono momentaneamente risarciti con la sovranità su Lucca fin tanto che il trono di Parma non tornerà vacante. Con questa premessa Maria Luisa di Borbone si insedia sul nuovo ducato nel 1817 con un governo assoluto, caratterizzato da aspetti reazionari anche se non oppressivi. La duchessa promuove con spirito illuminato opere pubbliche e di cultura. Dopo di lei sale al trono, nel 1824, il figlio Carlo Lodovico, uomo mite ma poco interessato agli affari di stato che delega quasi interamente al ministro Ascanio Mansi. I debiti accumulati costringono Carlo Lodovico a rinunciare anticipatamente al trono. Nel 1847 Lucca è unita al Granducato di Toscana e pochi anni dopo con il plebiscito del 15 marzo 1860 entra a far parte del Regno d’Italia.
Lucca nel Regno d’Italia
La riforma amministrativa del 1865 trasforma il territorio dell’antico ducato unito a quello della Garfagnana in Provincia del Regno. La trasformazione da piccola capitale a capoluogo di provincia produce una sensibile decadenza economica e culturale. L’università viene soppressa così come molte altre istituzioni. Cessa la committenza artistica legata alla corte. Fortunatamente la presenza capillare di infrastrutture, la ferrovia, e il potenziamento della viabilità attuato durante il periodo ducale pongono le basi per lo sviluppo industriale e commerciale. L’agricoltura gode di ottima salute, la provincia lucchese ha fama di grande laboriosità ma la costante crescita demografica senza un altrettanto veloce sviluppo dell’industria determina l’inizio del fenomeno dell’emigrazione; nel 1875 è di circa 3000 persone l’anno e cresce costantemente fino a superare all’inizio del ‘900 le 10'000 unità. Con l’emigrazione nasce e si sviluppa l’esportazione dei prodotti locali verso l’estero.